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Interventi di stimolazione cognitiva

Esistono trattamenti capaci di rallentare la progressione dei sintomi della demenza e mantenere la persona autonoma il più a lungo possibile? SI!

Il World Alzheimer Report (2016) ha stimato che circa 47 milioni di persone sono affette da demenza. Questo dato sarà destinato ad aumentare a 131 milioni entro il 2050 (ADI, 2016).
Ad oggi, non esiste una terapia farmacologica capace di arrestare la progressione delle demenze. Inoltre, i farmaci utilizzati hanno effetti collaterali devastanti.

Recentemente (2024), l’Istituto Superiore di Sanità, ha pubblicato le nuove linee guida per trattare demenza e MCI (disturbo cognitivo lieve): gli interventi di tipo cognitivo sono tra gli interventi che hanno dimostrato maggiore efficacia. I training cognitivi e la stimolazione cognitiva sono i più raccomandati per trattare persone con MCI e demenza di grado lieve e moderato.

Che cos’è la stimolazione cognitiva?

Intervento non farmacologico di tipo riabilitativo efficace soprattutto nelle demenze a grado lieve e moderato. L’obbiettivo della stimolazione cognitiva è quello di potenziare la plasticità cerebrale ed aumentare la riserva cognitiva (un importantissimo fattore protettivo per la demenza), mantenendo vive le capacità mentali e cognitive di una persona
La stimolazione cognitiva basa il proprio razionale, sul fatto che, nelle persone con demenza sono presenti abilità mentali preservate. Attraverso essa possiamo stimolare e potenziare le abilità conservate per favorire meccanismi di compensazione e ritardare il declino cognitivo
Come tutti gli interventi, prima viene messo in atto, migliori sono le aspettative di efficacia. Un fattore determinante per l’efficacia dei trattamenti di stimolazione cognitiva è lo stadio della malattia: gli stadi lievi e moderati sono il target preferenziale
È importante capire tempestivamente se un famigliare necessita di questo tipo di intervento. Per questo se notate dei cambiamenti, delle défaillance, delle stranezze… non sottovalutatele!

A cosa serve?

In ambito neuro-degenerativo, la stimolazione cognitiva permette di:

  • rallentare la progressione della malattia attraverso l’ottimizzazione della riserva cognitiva e la promozione di strategie di compenso
  • ridurre l’intensità e la frequenza dei disturbi comportamentali (e.g. aggressività)
  • mantenere il miglior livello di autonomia possibile
  • aumentare l’autostima e il senso di autoefficacia
  • diminuire il carico assistenziale dei famigliari

Come avviene?

La stimolazione cognitiva deve essere fatta da clinici altamente formati, che sottopongono il paziente a specifici compiti creati ad hoc per il potenziamento delle sue funzioni cognitive (memoria, attenzione, linguaggio, funzioni prassiche e visuo-percettive, funzioni esecutive).
In associazione a compiti carta-matita si possono utilizzare una serie di altri strumenti. Tra questi, quelli di neuromodulazione sono tra gli strumenti più efficaci.

Nei miei studi trovi strumenti e protocolli all’avanguardia per il trattamento delle demenze e dei disturbi cognitivi lievi.

NOTA BENE: L’aumento dell’aspettativa di vita e il conseguente invecchiamento della popolazione hanno portato a un incremento dei tassi di prevalenza dei disturbi neuro-cognitivi.
Questi disturbi viaggiano lungo un continuum che va dalle forme lieve a quelle gravi.

Le forme lievi sono caratterizzate da alterazioni sottili, spesso sottovalutate perché non intaccano l’autonomia del soggetto che continua a condurre una vita pressoché normale
Purtroppo, la demenza è una malattia progressiva e peggiorativa, per cui inevitabilmente le forme lievi diventeranno moderate e infine gravi.
Le forme lievi, per le sue caratteristiche eziologiche e per l’autonomia residua che assicurano, sono la finestra temporale migliore su cui intervenire.

Intervenendo sulle forme lievi, si aumenta significativamente la possibilità che la malattia non progredisca o che progredisca molto lentamente.
Per questo motivo è importante non sottovalutare quei piccoli campanelli di allarme che spesso facciamo finta di non vedere.