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Evitamento e disturbi psicologici

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Immagina di star tornando a casa, fuori è buio, ti trovi da sola a dover passare in un vicolo poco illuminato. Cammini guardinga, guardandoti intorno. Ad un certo punto, senti in lontananza delle voci che sghignazzano e che sembrano avvicinarsi.

Cosa faresti? Cosa ti dice il buon senso? Probabilmente torni indietro e cambi strada anche se questo significa metterci più tempo per tornare a casa.

Questo è un classico esempio di evitamento. L’evitamento è una strategia che mettiamo in atto quando percepiamo un pericolo. Il comportamento di evitamento ha chiare connotazioni positive, è finalizzato alla sopravvivenza. Evitiamo di vivere qualcosa di potenzialmente pericoloso e che ci fa paura.

Chi consiglierebbe ad una ragazza sola di addentrarsi in vicoli bui? E’ logico pensare che, in quella occasione, abbiamo fatto bene a cambiare strada.

Quand’è che l’evitamento diventa un problema?

L’evitamento smette di essere funzionale quando si trasforma in una condotta che limita le nostre possibilità di esplorare e interagire con l’ambiente.

Riprendiamo l’esempio di prima: immagina di dover percorrere quel vicolo tutti i giorni per andare al lavoro. Fino a quel giorno, non ti era mai venuto in mente che, in quel vicolo, potesse esserci un pericolo, ma dopo quell’esperienza inizia a insinuarsi l’idea che quel vicolo non sia sicuro. Questa idea inizia a prendere sempre più forma. Inizi a ricamare attorno a quell’idea scenari sempre più pericolosi come pensare che possa essere frequentato da delinquenti o da ubriachi. Allora, la voce nella tua testa ti suggerisce di non passare per quel vicolo nemmeno oggi, nemmeno domani, nemmeno dopo domani. Finché smetti di passare per quel vicolo, perché avere paura? Non ha senso, puoi fare benissimo un’altra strada.

Ad un certo punto succede che l’associazione vicolo-pericolo si estende anche ad altri vicoli della tua città, poi altri ancora. Velocemente e senza che nemmeno te ne accorgi, i vicoli che ti fanno paura sono talmente tanti che, passeggiare per la tua città diventa un problema.

Evitare ha fatto si che la paura si estendesse a macchia d’olio. Ora non ti fa paura solo il vicolo in cui hai percepito un pericolo, ma anche altri vicoli al punto che non riesci più a passeggiare sola.

Evitamento e meccanismo di mantenimento sono intimamente legati. Per meccanismo di mantenimento si intendono quei pensieri che contribuiscono a confermare i nostri schemi mentali disfunzionali. Più eviti una situazione temuta, più confermi al tuo cervello che quella situazione è pericolosa e a te stessa che non sei in grado di gestire quella situazione.

E’ un circolo vizioso all’interno del quale si rafforza l’idea di una te incapace.

Sono riuscita a farti capire quanto sia subdolo il meccanismo di evitamento? All’inizio ti protegge, ti da sollievo, fa abbassare il tuo livello di paura, tensione e ansia, ma se non sei brava a riconoscerlo e a dominarlo, diventerà incontrollabile fino a condizionare tutta la tua esistenza.

L’evitamento è alla base di molti disturbi psicologici!

Evitare di entrare in contatto con una situazione è tipico dei disturbi d’ansia: di fronte a una minaccia che produce una reazione di allarme, l’individuo evita di affrontarla. Nelle fobie e nel disturbo da attacco di panico questo meccanismo è massicciamente presente.

Anche il disturbo depressivo è spesso alimentato e aggravato da comportamenti di evitamento. La persona depressa evita di alzarsi dal letto o uscire di casa perché pensa che sarà un altra pessima giornata in cui non riuscirà a combinare nulla di buono. Evitando di uscire e fare esperienze, la persona si sentirà sempre più inefficace, insulsa, inadeguata e incapace.

Perché è importante smettere di evitare?

Finché continui a evitare darai ragione alla paura e a quei pensieri disfunzionali che ti fanno percepire il mondo come minaccioso. Questo ti porterà a restringere i confini di ciò che ti senti in grado di fare, abbasserà la tua autostima e rafforzerà la convinzione che da sola non sei in grado di fare nulla, rendendoti sempre più dipendente da altri.

Quello che va fatto è evitare di evitare!

Più facile a dirsi che a farsi ma ti assicuro che, un passo alla volta, è possibile uscire dal meccanismo dell’evitamento e riprendere in mano la tua vita!

Dott.ssa Valentina Marchi

Psicologa-Neuropsicologa

A Rimini, Cattolica e online

Tel: 328-2753546

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